Il Manifesto Infosolidale per l’informatica etica (2004)

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Quindici anni fa oggi, rilasciavo la versione 1.0 del mio Manifesto Infosolidale, una sorta di documento programmatico per promuovere l’informatica e la telematica etica e solidale nelle nostre città. Non a caso il titolo originario era “Manifesto per una città infosolidale” e nasceva nell’ambito di un mia militanza nel campo del software libero di cui mi ero fatto paladino insieme a un gruppo di amici e colleghi.

Attorno a quel documento e al sito infosolidale.it si coaugulò un discreto interesse che sfociò in una mailing list e nella costituzione spontanea del gruppo “Infosolidale” il quale per qualche anno diede vita, in collaborazione con altri gruppi dagli interessi analoghi (ad esempio Linux User Group come il FanoLUG), a iniziative, eventi, presentazioni e corsi che avevano al centro la diffusione della cultura del software libero anche, anzi soprattutto, ai non addetti ai lavori. Sono stati anni appassionanti dei quali prima o poi racconterò.

Per il momento accontentatevi del testo integrale della versione 1.1 (l’ultima) del Manifesto Infosolidale (qui anche nella versione stampabile (pdf 132KB).

[Immagine intestazione tratta dal sito LFFL linux freedom – licenza (CC BY-NC-ND 3.0)]


Manifesto Infosolidale 1.1

Versione 1.1 del 10 ottobre 2004 – Copyleft 2004 Michele Catozzi (michele.catozzi@gmail.com)

Premessa

Gli ultimi anni hanno visto sempre di più l’affermarsi della società dell’informazione e della conoscenza. Nel contempo abbiamo assistito al progressivo allargamento del divario digitale tra i cittadini e al consolidamento di oligopoli informatici e informativi. Di fronte a tutto ciò possiamo scegliere di rimanere passivi, oppure di diventare parte attiva affinché venga garantito a tutti il godimento dei propri diritti digitali e l’accesso a risorse informative pluralistiche e non omologate. Crediamo che favorire la diffusione dell’ informatica solidale, anche facendo pressione presso le istituzioni pubbliche, sia una strada percorribile ed efficace nel prevenire la nascita di infopoveri.

Il problema

La straordinaria diffusione negli ultimi anni delle cosiddette nuove tecnologie o tecnologie dell’informazione (di cui Internet e la società della conoscenza sono gli esempi più eclatanti) sta creando una nuova e sempre più consistente categoria di persone a rischio di infopovertà. Gli infopoveri sono persone che non possono godere appieno dei propri diritti digitali (vedi oltre) per due motivi di fondo:

  1. a causa di un crescente divario digitale (le cui cause sono economiche, culturali, anagrafiche, ecc.) dovuto soprattutto alla difficoltà ad accedere e a padroneggiare le necessarie risorse informatiche e telematiche
  2. a causa di una crescente invadenza degli oligopoli informatici e informativi che riducono il pluralismo dell’offerta e che mettono a rischio la libertà e la privacy dei cittadini, con una conseguenza gravissima: lo scadimento della qualità della vita democratica

Una soluzione

Noi crediamo che a tutto ciò si possa porre rimedio sfruttando quell’enorme potenziale culturale, sociale ed economico rappresentato dalla informatica solidale.

1 – L’informatica solidale

Ovvero, cooperazione vs. competizione

La felice locuzione informatica solidale non è stata inventata da noi, ma si rifà al libro “Informatica solidale – Storia e prospettive del software libero” di Angelo Raffaele Meo e Mariella Berra, edito nel 2001 da Bollati Boringhieri, un testo che per completezza e profondità di analisi è divenuto un punto di riferimento per un intero movimento.

Possiamo pensare all’informatica solidale come ad un nuovo approccio all’utilizzo delle tecnologie informatiche che privilegia la solidarietà, la cooperazione e la condivisione della conoscenza anziché lo sfruttamento e la competizione, e in questo aspetto l’informatica solidale si appaia perfettamente all’economia solidale, in cui, citando il libro, “è meglio crescere insieme, che uno contro tutti”.

2 – Il ruolo del software libero

Ovvero, della libera circolazione della conoscenza

Una definizione sintetica (e forse semplicistica) di software libero (in inglese free software) potrebbe essere la seguente: software (cioè programma per computer) la cui licenza d’uso consenta la libera copia, modifica e redistribuzione del programma. Le licenze che non soddisfano questi requisiti di base sono dette licenze proprietarie e sono quelle normalmente utilizzate nei software distribuiti dalle multinazionali informatiche.
Esiste anche il software a codice sorgente aperto (in inglese open source software), che è sostanzialmente la stessa cosa del software libero, anche se i termini non sottolineano il concetto di libertà.

La caratteristica principale e rivoluzionaria del software libero è che la sua licenza è di tipo persistente, cioè impone che anche le copie modificate vengano redistribuite con la stessa licenza, garantendo così che le libertà di copia, modifica, ecc. si perpetuino.

Il software libero gioca un ruolo fondamentale nell’informatica solidale in quanto contiene in sé il seme stesso della solidarietà, della cooperazione e della condivisione della conoscenza poiché su queste si basa. Tant’è vero che le licenze che ne regolano la distribuzione sono state prese a modello anche per la diffusione di testi, di documenti e di conoscenza nel senso più generale, citiamo per tutti il cosiddetto permesso d’autore (in inglese copyleft) che consente all’utente di esercitare, ad esempio, su un libro il diritto di libera copia.

3 – I diritti digitali dei cittadini

Garantire i diritti digitali è un dovere delle istituzioni pubbliche

Ogni cittadino deve essere messo in grado di godere dei propri diritti digitali, ove per diritti digitali intendiamo in particolare:

  1. diritto all’accesso alle risorse informatiche (hardware e software) e telematiche (connessioni di rete) che sono il mezzo per fruire di servizi digitali e di comunicazione elettronica
  2. diritto alla formazione (la cosiddetta alfabetizzazione informatica), che dia ai cittadini che ne sono privi le conoscenze di base per l’utilizzo critico e consapevole degli strumenti informatici
  3. diritto all’informazione senza limitazioni, filtri o censure
  4. diritto alla privacy e all’anonimato digitale
  5. diritto al libero sapere (la conoscenza e il sapere devono essere liberamente accessibili, condivisibili e riproducibili)

Le istituzioni pubbliche devono farsi carico di garantire i diritti digitali a tutti i suoi cittadini, soprattutto a coloro che per difficoltà economiche o culturali si trovano in condizioni di svantaggio.

Azioni da intraprendere:

  1. Facilitare il reperimento di risorse informatiche a basso costo da parte dei cittadini e delle associazioni promuovendo la nascita di una sorta di banca dell’hardware per lo scambio e l’acquisto di pezzi di ricambio, così come già sperimentato altrove.
  2. Sollecitare le istituzioni pubbliche affinché favoriscano la diffusione di connessioni a larga banda (ad esempio ADSL) nelle zone in cui il servizio non è ancora disponibile, facendo pressione sugli operatori di telecomunicazione con tutti i mezzi disponibili, o con accordi una tantum.
  3. Promuovere l’organizzazione di corsi di alfabetizzazione informatica rivolti ai cittadini e basati sull’utilizzo di software libero.

4 – Informatica solidale nella scuola

La scuola deve essere garante del libero sapere

Il mondo della scuola deve farsi promotore dell’utilizzo del software libero. Troppo spesso la didattica dell’informatica, sempre insufficiente a causa delle ridotte risorse delle scuole, si riduce al semplice addestramento dello studente all’utilizzo di pochi banali programmi (videoscrittura, fogli di calcolo, browser per navigazione Internet, ecc.). Questo approccio sbagliato discende da una interpretazione riduttiva del concetto di alfabetizzazione informatica, che privilegia l’utilizzo passivo e acritico degli strumenti senza affrontare i concetti e i modelli logici alla base della programmazione informatica. In altre parole la scuola si appiattisce nell’insegnare ad usare specifici programmi piuttosto che impegnarsi a far capire allo studente come funzionano i programmi stessi. La scuola deve insegnare ad accendere il cervello, non a spegnerlo.

Azioni da intraprendere:

  1. Favorire l’acquisizione da parte delle scuole di risorse hardware obsolete dismesse da enti e aziende per ovviare alla cronica scarsità di risorse informatiche; l’utilizzo di software libero eliminerebbe la necessità di spendere soldi in costose licenze di software proprietari (sia per il sistema operativo che per i programmi) che tra l’altro avrebbero necessità elaborative superiori.
  2. Fare pressione sugli enti e sugli organismi preposti alla formazione locale affinché prevedano nei programmi dei corsi informatici erogati l’utilizzo di software libero al posto (o almeno al fianco) di software proprietari, e affinché privilegino l’insegnamento di concetti invece che del mero utilizzo di un programma.
  3. Collaborare attivamente con le Università per favorire la creazione di una cultura del software libero e della libera conoscenza.
  4. Vigilare affinché la fornitura gratuita alle scuole di software da parte di multinazionali dell’informatica non diventi una sorta di sponsorizzazione occulta che legherà gli studenti a quei particolari software anche fuori della scuola.

5 – Informatica solidale nella Pubblica Amministrazione

Un dovere dare il buon esempio

L’adozione diffusa di software libero nella Pubblica Amministrazione non è più rinviabile. Basta dare uno sguardo al resto del mondo, o anche solo dell’Europa, per rendersi conto che all’estero i governi (centrali e locali) che decidono di adottare software libero per sbarazzarsi di una parte o di tutto il software proprietario sono in costante aumento. I vantaggi del software libero rispetto al software proprietario sono da tempo noti e riconosciuti:

  • Consistenti risparmi economici:
    • in investimenti hardware (sono sufficienti computer con prestazioni inferiori)
    • in investimenti software (si risparmiano i costi delle licenze)
    • in costi di esercizio
    • dovuti a una maggiore possibilità di scelta del fornitore e dunque a una più ampia concorrenza
    • grazie alla possibilità del riuso o scambio del software con altre P.A.
  • Vantaggi di natura tecnologica e scientifica:
    • nascita di comparti produttivi dedicati allo sviluppo di software libero
    • creazione di un indotto locale, composto da installatori, configuratori, programmatori, manutentori, ecc. di software libero, con grande beneficio per l’occupazione locale
  • Vantaggi strategici:
    • indipendenza da aziende estere
    • maggiore sicurezza informatica
    • maggiore rispetto degli standard (di protocolli e di formati di documenti) e conseguente facilità di interscambio di dati tra P.A.

Azioni da intraprendere:

  1. Promuovere indagini interne alle amministrazioni pubbliche al fine di quantificare i risparmi economici diretti e indotti conseguenti all’adozione di software libero.
  2. Favorire l’ adozione di software libero (con progressione e compatibilmente con i software già esistenti) da parte delle amministrazioni pubbliche, anche attraverso l’approvazione di atti politici di indirizzo.
  3. Imporre l’ utilizzo di standard aperti e di formati di documenti aperti e accessibili.

6 – Informatica solidale nelle imprese

Il software libero come opportunità di sviluppo

In questi anni di declino dell’economia tradizionale, che deve fare i conti con la concorrenza dei paesi emergenti e con la delocalizzazione, va ricordato che l’uso intelligente delle nuove tecnologie può essere una valida barriera alla inarrestabile caduta di competitività delle imprese. E’ evidente che l’introduzione nelle imprese del software libero può produrre notevoli vantaggi economici, così come già illustrato per la Pubblica Amministrazione. Per una impresa in difficoltà un recupero di competitività, anche minimo, può garantire la sopravvivenza.

Ma esiste anche l’interessante opportunità per la nascita di nuove imprese legate al software libero, un vero e proprio comparto del terziario avanzato caratterizzato da quasi inesistenti barriere d’ingresso, da bassissimo impatto ambientale, da facilità alla delocalizzazione sul territorio, dalla predisposizione al telelavoro.

Azioni da intraprendere:

  1. Favorire la creazione di un infoparco (un parco tecnologico a tema informatico) in cui le aziende impegnate sul fronte delle nuove tecnologie possano trovare un ambiente adeguato per condividere esperienze e servizi avanzati.
  2. Favorire il passaggio a un modello produttivo a minore impatto ambientale per uno sviluppo più sostenibile.
  3. Incentivare le aziende che fanno della informatica solidale l’oggetto del proprio business in quanto nel lungo periodo potranno modificare i modelli locali di sviluppo economico.

7 – Informatica solidale nella società e sul territorio

Promuovere e incentivare la cultura dell’informatica solidale

Le istituzioni pubbliche devono farsi promotrici di azioni di sensibilizzazione nei confronti di altri enti e delle imprese riguardo i vantaggi economici e sociali dell’adozione di software libero e più in generale di modelli di sviluppo collaborativi e solidali. Devono inoltre favorire la costruzione di una rete di soggetti (associazioni, enti, imprese, cittadini) per la diffusione della cultura dell’informatica solidale in quanto forza propulsiva di esperimenti di telematica sociale e in ultima analisi ingrediente fondamentale dello sviluppo di una moderna democrazia partecipata e rispettosa dei diritti e delle libertà degli individui.

Azioni da intraprendere:

  1. Incentivare le associazioni e le comunità dedite alla pratica e alla diffusione del software libero e del libero sapere.
  2. Favorire la creazione di una rete di infolab (laboratori dell’informazione), mettendo a loro disposizione risorse informatiche e telematiche, i quali possano essere utilizzati come luoghi di aggregazione infosolidale e basi per l’erogazione di formazione infosolidale ai cittadini, in altre parole per soddisfare la domanda di alfabetizzazione informatica.
  3. Promuovere o incentivare, anche in collaborazione con altre istituzioni cittadine, incontri, seminari, convegni che abbiano come tema l’informatica solidale.

Copyleft

Copyright © 2004 di Michele Catozzi. Questo documento può essere distribuito solo secondo i termini e le condizioni stabilite nella Open Publication License, v1.0 o successive (http://www.opencontent.org/openpub/).

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