Scheda del libro (pdf 191KB)
Copertina alta risoluzione (png 4.772KB)
Copertina media risoluzione (png 2.444KB)
Copertina bassa risoluzione (png 1.081KB)
Un nuovo caso, tra le ombre senza pace del Petrolchimico di Porto Marghera e le luci di una Venezia fredda, minacciata e bellissima
Che cosa possono avere in comune un cadavere emerso in una fredda mattina di gennaio dal terreno avvelenato dell’ex Petrolchimico di Porto Marghera e tre anziani morti in un misterioso incidente nautico in laguna? Per il commissario Aldani la via verso la verità sarà lunga e incerta, e soprattutto difficile perché lo riporterà tra i fantasmi dolenti del Petrolchimico. Un passato che non riesce, e forse non può, passare, quello dello «stabilimento» di Porto Marghera, una ferita aperta che un processo giudiziario dalla sentenza storica ma tardiva non è mai riuscito a rimarginare, un luogo che smuove corde profonde nei ricordi del commissario. Tra imprenditori in odore di malaffare, Pubblici ministeri spigolosi, strani incidenti e voci lontane, Aldani si farà strada in una cortina di reticenze, indagando sul business milionario delle bonifiche nell’ex area industriale dismessa, un passo dopo l’altro. A far da sfondo alla sua indagine, di fronte al Petrolchimico, Venezia: anche lei corrosa da mille problemi, tremante sotto l’assalto del turismo di massa, ma sempre bellissima e capace di offrire ancora un conforto di pietra e di acqua alle anime in pena.
Titolo: Marea tossica
Autore: Michele Catozzi
Editore: TEA
Collana: Narrativa TEA
Pagine: 416
ISBN: 8850245572
ISBN-13: 978-8850245574
Prezzo: € 15,00
Prezzo ebook: €
Pubblicazione: 10 ottobre 2019
Download materiali
Una Venezia corrosa da mille problemi ma sempre capace di offrire conforto alle anime in pena
Un cadavere emerso in una fredda mattina dal terreno avvelenato dell’ex Petrolchimico
Un poliziotto caparbio che vuole arrivare in fondo alla sua dolorosa indagine
Rassegna stampa
Per il commissario Aldani è una discesa agli inferi nel passato tossico del Petrolchimico
«Sul terreno, antiche gettate di cemento, schegge di pavimenti piastrellati e tracce di muri divisori testimoniavano che un tempo lì sorgevano costruzioni, gabinetti, spogliatoi, depositi. Poco più in là un affastellarsi di tubi multicolore corrosi all’esterno dalle intemperie
e all’interno dai veleni rimasti intrappolati per anni nelle condutture, che ad aprirle si rischiava la vita… Chiunque sapeva cos’era accaduto al Petrolchimico, ma tutti cercavano di dimenticare. Aldani, al contrario, tentava di ricordare. Aveva seguito ogni fase
del processo iniziato nel ’98 e all’epoca si era letto gli atti e le sentenze. Il suo interesse era ai limiti del morboso. Ricordava molti dettagli, pur non essendo mai stato in quei luoghi di cui tante volte aveva letto e trovarsi lì gli causava una specie di vertigine.»