
Prima o poi doveva succedere che un quotidiano locale decidesse di pubblicare su di me qualcosa di più corposo di un trafiletto o di una recensione. È successo questa domenica 16 febbraio grazie al Corriere Adriatico che nell’edizione di Pesaro (la città in cui vivo da molti anni) mi ha dedicato la rubrica “C’era un/a ragazzo/a” con una (secondo me molto bella) intervista in cui il focus è la mia infanzia e come questa abbia influenzato la mia vita adulta, sia lavorativa che autoriale.
È così dunque che la giornalista Elisabetta Marsigli mi ha fatto una lunga intervista, una di quelle vere, in presenza, durata oltre un’ora. Il risultato lo potete leggere nell’articolo che trovate in calce al post.
Come ogni articolo che si rispetti, c’è sempre un certo qual “dietro le quinte”, che vorrei fissare in una serie di note prima che il ricordo svanisca. Tra l’altro sapete bene come io adori le coincidenze, i ritorni, i collegamenti, i cerchi che si chiudono.
Pertanto, ecco le note a margine preannunciate dal titolo, in rigoroso ordine sparso.
Nota a margine n. 1: le foto scomparse
A corredo dell’intervista servivano tre fotografie “antiche”, in stile “ritratto dell’artista da giovane”, per non dire da infante. Possiedo uno scatolone che contiene, in maniera alquanto disordinata, lo ammetto, le foto di famiglia (intendo quelle antiche, di genitori e nonni), con vecchi album e un tot di immagini in cui compaio anche io da piccolo o piccolissimo. Ebbene, lo scatolone, sopravvissuto ad alcuni traslochi e infine sballottato tra le varie stanze di casa a mano a mano che queste venivano “colonizzate” dai figli, al momento del bisogno è risultato letteralmente irreperibile e a nulla sono valsi i tentativi di ricerca sotto lo sguardo dell’intera famiglia che metteva addirittura in dubbio l’esistenza dello stesso. Sorvoliamo… Per fortuna alcune foto (guarda caso tre e non di più) erano uscite chissà quando dallo scatolone per essere incorniciate. Sì, sono proprio quelle pubblicate.
P.S. alla nota: la foto da militare, incorniciata alla vecchia maniera, era dotata della bellezza di 14 (dico quattordici!) chiodini che fermavano il coprifoto al telaio…
Nota a margine n. 2: ma eri proprio tu?
Cose da pazzi. Dunque, io ed Elisabetta Marsigli ci incrociamo in città da anni, di solito a qualche evento culturale, ad esempio ne ricordo bene uno con Maurizio De Giovanni, scrittore che lei adora. Io ed Elisabetta abbiamo amici comuni, ma non possiamo definirci intimi.
Ebbene, durante l’intervista è emerso un particolare che ha dell’incredibile: io ed Elisabetta ci siamo in tutta probabilità già conosciuti circa 25 anni fa in occasione del raduno del fan club dell’Inquisitore Eymerich, il famoso personaggio letterario creato dal compianto Valerio Evangelisti, tenutosi a San Leo, nel Montefeltro, e a cui era presente lo stesso Valerio. Elisabetta, tramite un appello sulla famosa mailing list di Eymerich, aveva chiesto uno strappo da Pesaro a San Leo, e io mi ero offerto.
Ebbene, non ne siamo sicuri al 100%, ma è quasi certo che il passaggio fui proprio io a darglielo! Io adoro queste coincidenze!
Nota a margine n. 3: il diavolo si annida nei dettagli/1
Nella (mia) concitazione dell’intervista, durante la quale i ricordi e le frasi si sono accavallate, rendendo difficile il compito alla giornalista di dare un senso a quel flusso di parole, ho commesso un errore. Una delle enciclopedie citate nel pezzo è quella per ragazzi “I quindici” del 1964, invece quella che avevo io è in realtà l’Enciclopedia dello Studente della Ulmann, risalente al 1958. Poco male.
P.S. alla nota: della mia fissa per le enciclopedie trovate qualche indizio in un paio di vecchi post che trattano Wikipedia, qui e qui.
Nota a margine n. 4: il diavolo si annida nei dettagli/2
Mea maxima culpa… Convinto che della foto in cui compaio in braccio a una donna venisse usato soltanto il dettaglio del poppante (cioè io a due mesi) non ho specificato che la donna ritratta non è mia madre ma mia cugina Norma (sì, lo so, è molto più grande di me, da lì l’equivoco). Sorry.
Nota a margine n. 5: cara, dolce scuola De Amicis…
L’immagine che fa da apertura all’intervista è la classica foto ricordo scattata all’inizio del primo anno di scuola elementare, con il dito puntato sul sussidiario, lo sfondo con le lettere dell’alfabeto (nonché i fiori nel vaso…) e grembiule più fiocco azzurro d’ordinanza. Era il 1966. Ebbene, io ho frequentato la scuola elementare Edmondo De Amicis, una vecchia costruzione all’ombra della Torre dell’Orologio di Mestre. I lettori ricorderanno che un paio di anni fa ho aiutato l’amico Domenico Trabucco a pubblicare un libro di memorie mestrine, Ghe gera na volta … in Mestre. Rimando chi fosse interessato all’argomento a questi tre post: “Trionfa in un libro la memoria della Mestre di un tempo”, “L’Eco dell’Altana 11: la #Mestre del commissario Aldani”, “Ghe gera na volta… in Mestre, ricordi di una città che non c’è più”.
Sappiate che Domenico, appena vista la foto, si è ricordato che io avevo frequentato la De Amicis, esattamente come aveva fatto lui stesso qualche lustro prima, negli anni Cinquanta. Avevo piacere di ricordarlo.
Nota a margine n. 6: indizi del futuro in un tema in classe del 1975
Nell’intervista si fa riferimento a un episodio, quello del ritrovamento di un mio vecchio tema di liceo nel quale si possono rintracciare solidi indizi di quello che avrei fatto molti anni dopo (scrittura, giornalismo, Venezia). Sull’argomento mi sono dilungato in questo post: “La morte di Venezia: prove tecniche di autofiction giornalistica datate 1975”. A quello rimando dunque coloro che fossero curiosi di scoprire ulteriori dietro le quinte dal sapore, come sempre, amarcord.
Ebbene, le note a margine sono finite.
In realtà ci sarebbero un’altro paio di dettagli che… No, tempo scaduto.
Lo so, mi sono dilungato parecchio, ma non avevo mica promesso di essere breve!
Ora vi lascio per davvero alla lettura dell’articolo di Elisabetta Marsigli e vi ringrazio per la pazienza.

Update: giovedì 27 febbraio scorso, sempre sul Corriere Adriatico, è apparsa una recensione sui generis di Elisabetta Marsigli. Eccola!