Netcrash: di cyber thriller, pseudonimi e traduzioni in inglese

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La copertina dell’ultima edizione italiana (v4.3 del testo).

Qualcuno di voi già lo sa: io sono l’autore del cyber thriller Netcrash, pubblicato con lo pseudonimo Mark Ellero nell’ormai lontano 2014. Un romanzo sul quale negli anni ho rimesso più volte le mani fino a giungere nello scorso luglio alla quarta edizione in italiano e alla prima in inglese, corrispondenti alla versione 4.3 del testo (sì, ho seguito per la numerazione la consuetudine informatica usata per il software, d’altra parte, visto il mio background…).

Di che si tratta, innanzitutto? Vi rimando per i dettagli alla descrizione del romanzo nella pagina dedicata sul sito di Mark Ellero, ma per i più curiosi anticipo la tagline:

Internet collassa. Gli hacker la salveranno?

In altre parole Netcrash è:

Un thriller tecnologico di crudo realismo che si ispira allo stato dell’arte di Internet e del cloud computing e getta una luce sinistra sul nostro futuro di dipendenza dalle tecnologie

Netcrash ha avuto una genesi molto lunga e complessa, su cui mi sono più volte soffermato proprio su questo stesso sito, anche se al romanzo mi ero sempre riferito con il termine generico di “cyber thriller pubblicato sotto pseudonimo”. Questa cosa dello pseudonimo era nata quasi per gioco e in realtà non era un segreto che il romanzo l’avessi scritto io.

L’ebook si trova un po’ ovunque, oltre che nei principali store online (qui il link all’edizione inglese), anche su IBS, Book Republic e Hoepli. Il cartaceo si trova solo su Amazon

Non vi tedierò con i dirty details che, se avrete voglia, potrete leggere nella Nota autore a Netcrash versione v4.3 italiana contenente i dettagli sull’evoluzione del testo nonché delle tre diverse copertine che si sono susseguite negli anni. A suo tempo ho anche narrato i particolari delle due esperienze di partecipazione del romanzo al Torneo IoScrittore nel 2012 (qualche altro retroscena in quest’altro post) e al contest letterario BigJump nel 2014 che hanno contribuito al consolidamento del testo traghettandolo verso la versione poi pubblicata.

La copertina della prima edizione inglese (v4.3 del testo).

Merita invece un commento a parte la traduzione del romanzo, nata, è il caso di dirlo, quasi per scherzo. Un amico, venuto a sapere del mio desiderio (peraltro alquanto vago e, diciamola tutta, un po’ velleitario) di vedere Netcrash tradotto in inglese, ha riferito il fatto a mia insaputa a un amico londinese con radici italiane, più volte cimentatosi in traduzioni, chiedendogli di occuparsene, senza ovviamente rendersi conto di quale mole di lavoro ciò avrebbe comportato. Fatto sta che l’amico d’oltremanica ha accettato la proposta scellerata senza che io potessi fare nulla per impedirlo… 🙂

Ci è voluto invero del tempo, ma l’estate scorsa io e Robin Newman abbiamo potuto finalmente effettuare l’editing congiunto della versione inglese (anzi, americana, poi vi spiego) e alla fine il romanzo è stato pubblicato.

Nel caso non fosse ancora chiaro, il mio alter ego Mark Ellero è un autore indipendente (un indie author, per dirla all’anglosassone nel cui ambito è nata tale locuzione che in italiano viene resa con il più ruspante termine auto pubblicazione o self publishing). Sulla mia ormai settennale esperienza di autore indie, pur sotto pseudonimo, mi piacerebbe soffermarmi nel dettaglio in futuro, non soltanto sulle problematiche relative alla preparazione del testo, ma anche su quelle tecniche (ad esempio la produzione della versione cartacea – solo su Amazon però) rivelatesi una vera sfida. Per ora mi limito a dire che in questi anni ha visto la luce il progetto Netcrash nel cui ambito ho pubblicato l’omonimo romanzo, la serie di racconti Cyber Crime Stories e il romanzo di cyber fantascienza per ragazzi Thule: ultimo viaggio.

Per concludere, alcune note sul lavoro di traduzione che è stato fatto. Come dicevo, insieme a Robin abbiamo cercato di renderla la più americana possibile, sia perché da sempre il 90% delle mie letture tecniche sono in americano, sia per via dell’ambientazione in orbita statunitense di buona parte della storia (d’altronde, quando si parla di data center di grandi corporation… è invece italiana la rimanente ambientazione, quella legata agli utenti di Internet dal cui punto di vista sono descritte le conseguenze del collasso).

Qui sotto potete trovare un piccolo assaggio del lavoro fatto sul testo per l’americanizzazione del lessico.

British English -> American English
assehole -> asshole
authorised -> authorized
colour -> color
defence -> defense
fulfil -> fulfill
gruelling -> grueling
humour -> humor
inflexion -> inflection
metre -> meter
whingeing -> whinging

Per dare l’idea del (mio) livello di paranoia, vi dirò che ho addirittura consultato il Chicago Manual of Style (una lettura che ho trovato piacevolissima…) in modo da poter editare sigle, abbreviazioni, nomi, numeri, punteggiatura, ecc. alla maniera americana (ovviamente diversa da quella britannica).

Tanto per fare un esempio, in inglese nei dialoghi non si usano molto i trattini (un po’ come in italiano) ma le virgolette (o quotation marks): “doppie” in US, ‘singole’ in UK. Ho scelto la grafia US perché non volevo che i lettori americani potessero percepire le virgolette singole come odd

Altro esempio interessante: in inglese non esistono i puntini di sospensione, ma si usano le end-of-line interruptions costituite da em dash (il trattino lungo).

Esempio: “When I was a—” “Shut up!

Chiudo qui questa lunga parentesi, prima di annoiarvi troppo, con una breve ma significativa citazione dalla descrizione del romanzo:

Uno stupido errore umano.
Una serie di sfortunati eventi.
Una lotta contro il tempo.

Che ve ne pare? Vi è venuta voglia di leggere Netcrash? 🙂

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