Il dietro le quinte dell’editoria italiana in un libro inquietante

0

Una lettura devastante che cambierà per sempre le vostre idee sull’editoria. Un libro esilarante che vi farà scompisciare, se non fosse che, purtroppo, quel che c’è scritto è tutto vero. Il libro di Federico di Vita mi è capitato per le mani casualmente, rovistando in biblioteca nello scaffale etichettato come Dewey 070.5 (Editoria), vale a dire uno dei miei scaffali preferiti.

In realtà erano disponibili due differenti edizioni di due diversi editori, incomprensibilmente pubblicate a un anno l’una dall’altra. Eccole:

Pazzi scatenati – usi e abusi dell’editoria italiana, Effequ, 2011

Pazzi scatenati – usi e abusi dell’editoria, Tic Edizioni, 2012

Copertina dell’edizione Queffe di “Pazzi scatenati”

Poiché, a parte il titolo leggermente diverso (ma me ne sono accorto solo in seguito), il contenuto mi sembrava identico, ho scelto senza esitare l’edizione di Effequ. I libro, infatti, è un piccolo capolavoro in quanto oggetto, curatissimo dal punto di vista grafico, con una impaginazione e una scelta dei font che invoglia alla lettura. A partire dalla copertina, che fa il verso a un codice a barre ISBN e agli omini di Keith Haring. Quella dell’edizione Tic, invece, è fin troppo, volutamente, provocatoria, e invece di attirare l’attenzione del potenziale lettore ottiene l’effetto opposto di allontanarlo a causa di un’immagine davvero troppo kitsch. Con me, almeno, è stato così.

Sono comunque i contenuti del libro (va precisato che nell’edizione Tic, che non ho letto, dovrebbero essere più ampi rispetto alla precedente) che ne fanno una lettura imprescindibile per tutti coloro che vogliono capire davvero come funziona la complessa filiera editoriale che dall’autore all’editore, dallo stampatore al distributore, dal promotore al libraio, rende possibile la pubblicazione di un libro.

Certo, di saggi sull’argomento ce ne sono a bizzeffe, ma questo è l’unico che racconta alcuni dietro le quinte che raramente si trovano nei saggi politicamente corretti. Concorrenza sleale, concentrazioni distributive, chiusure pilotate di librerie, derive mercantilistiche che penalizzano la qualità, sfruttamento del precariato, sconti selvaggi che aggirano la legge, e chi più ne ha più ne metta. Federico di Vita, che da qualche anno presta la propria malpagata opera nella piccola editoria (e questo spiega anche il particolare focus del libro), riesce a raccontare il peggio con un piglio ironico che ci salva dalla disperazione.

Copertina dell'edizione Tic di "Pazzi scatenati"
Copertina dell’edizione Tic di “Pazzi scatenati”

Sì, perché dopo aver letto Pazzi scatenati, un autore esordiente, o aspirante tale, potrebbe essere preso da un tale sconforto da appendere la penna al chiodo per sempre. Il che non necessariamente è un fatto negativo, ma è comunque una cosa profondamente ingiusta perché impedisce ai libri, a prescindere dalla loro qualità, di arrivare in libreria.

A questo proposito la presentazione nella bandella del volumetto dice:

Un libro-inchiesta sul mondo della piccola editoria in Italia, con interviste e testimonianze. Sotto la lente dell’autore i retroscena della catena di contatti e interessi che (non) portano i libri di tanti editori in libreria, le difficoltà promozionali e distributive, ma anche lo sfruttamento del lavoro di legioni di giovani laureati sotto il malcelato ricatto degli stage, delle “esperienze formative”.

E proprio le inedite sorprendenti testimonianze in presa diretta di librai, editori, distributori e promotori sono il grande valore aggiunto di questo saggio che dà loro voce, senza filtro alcuno. Eccone alcune che, giustamente, l’editore ha messo in quarta di copertina.

Io penso che i piccoli editori siano dei matti, dei pazzi fantastici, spesso le piccole case editrici si basano su una persona, che c’ha questa idea un po’ per il suo ego, un po’ per le sue fisime; quest’idea di dare il suo taglio a una casa editrice. Io vedo i piccoli editori come dei pazzi scatenati. Alessandro Alessandroni, libraio

E’ un’idea tuttora buona questa, averci uno staff allertato, un esperto – non lo so, de terremoti – e appena c’è un terremoto subito du’ giorni dopo esci con le foto e con le cose. Roberto Iacobelli, tipografo

Il 90 per cento dei libri dei piccoli editori è carta da macero, sono spazzatura. Verranno resi agli editori e questi se hanno un animo ecologista li butteranno nella carta riciclata, se sono degli stronzi li butteranno nel secchione e basta. Pasquale Colaps, ex-direttore di Pde

Resta l’amaro dell’incredibile realtà messa a nudo dall’autore, che tocca l’apice del tragicomico con la cronaca disarmante di una edizione della tanto decantata “Più libri più liberi”, la fiera della piccola e media editoria di Roma che è così definita dall’autore: “l’annuale baccanale in cui si autocelebra il multicefalo soggetto della nostra indagine”.

Chiudo con un frase, tratta ancora dalla bandella, che più di altre sintetizza l’opera:

Una denuncia di inadeguatezza culturale, oltre che lavorativa.

Che altro aggiungere?

Previous articleLa morte di Venezia: prove tecniche di autofiction giornalistica datate 1975
Next articleItalian Job 1969: di romanzi e film d’azione, di rapine cibernetiche, e del non ci sono più le bandelle di una volta