Editorially ha chiuso: quale alternativa?

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Come preannunciato lo scorso 13 febbraio, il 30 maggio Editorially ha puntualmente (e definitivamente) spento i server che erogavano il servizio di scrittura collaborativa cloud molto apprezzato dagli utenti. Ho provveduto a esportare tutti i miei dati, e ora devo decidere il da farsi. E’ infatti con quest’ultimo doloroso tweet che il team di Editorially ha comunicato agli utenti lo shutdown definitivo del servizio (di cui ho scritto qui qualche mese fa: Editorially chiude i battenti: una grande perdita):

Lo stesso giorno ho cancellato con dolore il mio account, operazione della quale ho voluto conservare un ricordo visuale:EditoriallyByeBye1

Ma perché un’avventura che aveva tutti i requisiti per raggiungere un meritato successo si è chiusa in questo modo? Perché non è bastato un “gruppo dotato di incredibile talento e generosità e che ha lavorato duro” a forgiare il futuro della start-up?

Il modello di business non ha funzionato. Dove di preciso, non lo sapremo mai (o forse lo sanno solo loro…). Quello che noi possiamo notare è che l’uso della piattaforma era totalmente gratuito, privo di qualsiasi forma di freemium.

Forse pensavano di introdurlo in un secondo momento, ma è chiaro che farlo dopo è difficile, e infatti molti scelgono fin da subito di far pagare i servizi. E’ anche probabile che il numero di utenti della piattaforma non avesse raggiunto il minimo sostenibile anche per una riconversione al freemium. Scriveva infatti il team nella micro FAQ di addio:

Why not just charge for use?
We thought of that, and in fact, it was always our plan to do so. But Editorially is a sophisticated application that requires a team of engineers to maintain and develop. Even if all of our users paid up, it wouldn’t be enough.

E ancora:

Why not Kickstart it or open source it or or or…?
We’ve considered every possible avenue to keep things going, but none of them add up. We do not take this decision lightly, but we believe the best thing we can do for our users is to close down as gracefully as we can. We’re very, very sorry.

Insomma, appare chiaro che qualcosa non aveva funzionato. Resta il fatto che il servizio non c’è più e io ho dovuto prendere una decisione su quale sostituto adottare. Avendo scelto di usare Editorially quasi fino all’ultimo, mi sono orientato sulle due piattaforme che avevano a suo tempo optato per facilitare la migrazione dei vecchi utenti grazie a un tool di importazione: Draft e Penflip.

Draft è un servizio freemium molto simile a Editorially (anch’esso basato sul Markdown, con mia grande gioia…). Vale a dire che è gratuito, anche se ci si può abbonare a costi molto contenuti per ottenere servizi aggiutivi. La tagline:

Draft – Easy version control and collaboration for writers

Anche Penflip è un servizio freemium (particolarmente orientato alla gestione delle revisioni basata su git, ma la versione gratuita prevede che i documenti siano pubblici e non privati. La tagline:

Penflip – A collaborative writing platform with a simple markdown editor, easy version control and publishing

La scelta del sostituto di Editorially era dunque per me praticamente obbligata (a meno di decidere di investire denaro). Ma quello che mi ha davvero convinto è stato quanto ha scritto il fondatore di Draft, Nathan Kontny, di cui ho già parlato nel post citato. Alcune frasi per tutte:

I hate seeing anyone have to shut down something. I’ve had to do it too. It sucked. But we return stronger.

Scelta fatta: Draft. Onestamente, devo ammettere che la nostalgia per la fantastica interfaccia utente di Editorially è grande, ma Draft fa il proprio dovere e finora non mi ha mai abbandonato (a parte una volta: il servizio era temporaneamente down, ho contattato direttamente Nat via mail, che mi ha risposto prontamente scusandosi per l’inconveniente).

Insomma, per ora va bene così. Per il futuro, si vedrà…

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