A farla breve, oggi è San Michele, patrono (un po’ trascurato a dire il vero) di Mestre (ci sono nato e lo so bene), per cui tecnicamente sarebbe il mio onomastico (che di norma non festeggio mai, anzi pure me lo dimentico). Anche durante la mia infanzia il 29 settembre non era tanto sinonimo di onomastico, quanto di fiere di San Michele che portavano con sé le amatissime “giostre” (alias luna park) che trovavano posto in un angolo di piazza Barche su un grande spazio aperto oggi completamente urbanizzato.
Fin qui la questione onomastico. Potrei aggiungere che il duomo cittadino, giusto quello che frequentavo da bambino in quanto era la mia chiesa parrocchiale, non è intitolato a San Michele ma a un patrono secondario, San Lorenzo martire, ma andrei fuori tema. Il fatto è che oggi ho scoperto che San Michele Arcangelo, oltre a essere il patrono di Mestre, è pure il santo protettore della Polizia di Stato! Come se non bastasse, la bolla papale di papa Pio XII con la quale lo si proclamava è stata emessa proprio settanta anni fa, il 29 settembre 1949. In tutta Italia si sono svolte celebrazioni, la più importante a Roma alla presenza del neoministro dell’Interno Luciana Lamorgese e del capo della Polizia Franco Gabrielli.
Così mi è venuto in mente che due anni fa scrissi un articolo su un altro anniversario, quello per i settant’anni della Polizia Stradale, fondata il 26 novembre 1947. L’occasione mi era stata data dall’incontro fortuito a Milano (per la proclamazione dei finalisti di IoScrittore a Tempo di Libri) con Anacleto Flori, caporedattore della rivista ufficiale della Polizia di Stato, Polizia Moderna, durante il quale misi le mani proprio su un’edizione speciale di aprile 2017 interamente dedicata all’anniversario della Stradale, con interessanti testimonianze, scritte e fotografiche, sulla storia del corpo. Aggiungo, infine, che Polizia Moderna pubblicò una breve ma attenta recensione di Laguna nera.
Insomma, adoro le coincidenze, per cui ho deciso di ripubblicare qui in calce l’articolo citato.
La foto di copertina (fonte Archivio Storico della Polizia di Stato) ritrae un’Alfa Romeo Giulia Super in dotazione alla Stradale negli anni Sessanta e Settanta nella caratteristica colorazione verde militare.
(Il testo che segue è stato pubblicato, nella forma di editoriale dal titolo “70 anni al nostro fianco”, sulla rivista Auto d’Epoca di Maggio 2017)
La Polizia Stradale come la conosciamo oggi compie settant’anni di vita. Nacque infatti all’inizio del secondo dopoguerra con un decreto legislativo del Capo dello Stato provvisorio del 26 novembre 1947, che ricostituiva i servizi di Polizia Stradale – denominata “Repubblicana” – con “l’obiettivo primario di garantire la libertà di circolazione, come bene fondamentale tutelato dalla Costituzione, nel più ampio contesto della tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica”. Queste le parole di Giuseppe Bisogno, attuale direttore del Servizio Polizia Stradale.
Il 20 aprile scorso, a Palazzo Reale a Milano, è stato organizzato il primo dei tre eventi previsti per le celebrazioni, il convegno “70° Anniversario della Polizia Stradale: dalla Costituzione… al terzo millennio” alla presenza del Capo della Polizia, Franco Gabrielli, mentre nell’adiacente piazza Duomo venivano esposti una dozzina di veicoli storici, tra automobili e motociclette.
Proprio le motociclette hanno caratterizzato i primi anni di attività della Stradale (nel ’48 erano ben 1.500 contro soli 200 autoveicoli), anche se per la maggior parte si trattava di residuati bellici presi dai campi ARAR: abbondavano le moto inglesi (Triumph, Norton, BSA, Ariel), si trovava qualche Harley Davidson, poche le moto italiane (Guzzi malmesse reduci dalla guerra). La situazione migliorò nei primi anni ’50 con i nuovi Guzzi Falcone, Astore e Airone e le Gilera Saturno.
Se per le moto erano problemi, per gli autoveicoli la situazione era anche più difficile: memorabili le vecchie Jeep Willies ex alleate, anch’esse provenienti dai campi ARAR, che furono soppiantate soltanto anni dopo dall’indimenticata Alfa Romeo AR 51 “Matta”, e i Fiat 1100 “musone” cassonati per il trasporto dei militari (la Polizia fu infatti smilitarizzata soltanto con la riforma del 1981 che trasformò il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza in Polizia di Stato).
Le divise dei poliziotti, nei primi anni, erano eterogenee ma soprattutto i dispositivi di protezione erano poco adatti all’utilizzo su strade che lentamente tornavano a riempirsi di veicoli. Basti pensare ai caschi, retaggio delle forniture militari anteguerra, fabbricati con cartone pressato, sughero, cuoio e pelle.
Impressionante a questo proposito il tributo di sangue costituito dai caduti in servizio: già 24 nel ’45-’49 e 112 negli anni ’50. Con il migliorare delle condizioni operative anche i caduti sono fortunatamente diminuiti: 80 negli anni ’60, 55 negli anni ’70, 35 negli anni ’80 e poi ancora negli anni ’90, soltanto 15 nei primi dieci anni del nuovo millennio.
Il secondo evento per festeggiare l’anniversario è un convegno prima dell’estate che farà il punto sul tema dell’omicidio stradale a un anno dall’introduzione della nuova legge. Ma il momento clou dei festeggiamenti sarà a Roma, a novembre, con un evento conclusivo che coinvolgerà tutti gli “stradalini” – come vengono affettuosamente chiamati i poliziotti della Stradale – ora in pensione, “che con il loro lavoro e il loro impegno professionale hanno fatto la storia della Polizia Stradale”, per dirla ancora con le parole del direttore del Servizio.
Insomma, buon compleanno, Stradale!
Michele Catozzi