
Non avrei mai immaginato di dover seppellire un fratello, eppure è successo e ora sono qui a snodare fili, a svuotare casse, a rimuovere le macerie di una vita.
Maurizio Catozzi (Mestre-Venezia, 27 maggio 1952 – Arezzo, 6 agosto 2025) è stato un editore e giornalista che per quasi quarant’anni (dal 1987) ha guidato la rivista specializzata Auto d’Epoca.

Ho trascorso gli ultimi giorni a redigere le note biografiche [pdf 45KB] di Maurizio, tallonato dall’urgenza dei tantissimi che volevano commemorarlo e chiedevano informazioni. Ma come si fa a sintetizzare gli ultimi 40 anni della vita di un uomo, legati in modo così totale, indissolubile, quasi simbiotico a una rivista?
Andava fatto e mi sono messo al lavoro, scavando tra i ricordi, perché in fondo l’unico che poteva scrivere quelle note biografiche ero io, il fratello minore che per tanti anni aveva affiancato Maurizio nelle sue avventure.
Il dolore di compilare quelle righe.
Giornalisticamente parlando si tratta del coccodrillo. Solo che il coccodrillo si prepara prima di…, o in vista di…, e io, nonostante il calvario ospedaliero fosse ormai segnato da un copione visto già troppe volte, non ho avuto il coraggio di farlo. E ho dovuto rimediare in fretta.
Per tanti anni sono stato dunque vicino a mio fratello nelle sue molteplici peripezie, professionali e di vita, praticamente in tutte quelle che ho citato nelle note biografiche: ristorazione, compravendite immobiliari, import-export, antiquariato, gestione di club auto, organizzazione di raduni automobilistici, partecipazione a gare di regolarità storica (proprio a una di quelle si riferisce la foto dell’intestazione: io e Maurizio a bordo della fidata Triumph TR4 rossa) e infine l’acquisizione e il rilancio di una rivista (Auto d’Epoca, che nel 1987 era soltanto una piccola testata locale di annunci) con la gestione della redazione (articoli, collaboratori, impaginazione, tipolito fino alla stampa e alla distribuzione in edicola) e il varo di innumerevoli iniziative editoriali.
Io c’ero sempre. A volte defilato, altre volte in prima linea. In Auto d’Epoca, ad esempio, ho ricoperto ruoli molteplici, tra cui per tanti anni quello di direttore responsabile.
Chi volesse approfondire, troverà alcuni post (tag “rivista auto’depoca”), tra cui Amarcord: come il Mac conquistò una redazione, in cui racconto la riorganizzazione tecnologica della rivista nel 1988 con l’introduzione del computer, o La lunga avventura editoriale vissuta con Auto d’Epoca, dove invece riporto integralmente l’editoriale pubblicato sul numero di Novembre-Dicembre 2018 in cui saluto i lettori della rivista dopo la mia lunga militanza e in cui mio fratello viene citato più volte.

Per me si sta chiudendo un’era e voglio ricordare Maurizio citando alcuni frammenti che da tempo ho voluto fissare nella memoria e che per me sono molto importanti.
Quelli che seguono sono tratti da Come e perché, il manifesto con cui avevo cercato di dare un senso al mio nuovo blog. Sette “movimenti” in cui scavavo nel mio passato per cercare di capire “Come e perché” mi trovavo lì a scrivere. Ecco i passaggi che riguardano Maurizio:
L’enciclopedia Garzanti in cinque volumi del 1959. Copertina rigida blu notte. Era stata di mio fratello e io ci passavo sopra le ore a saltare da una voce all’altra, da un tomo all’altro, travolto dal fascino di quell’ipertesto ante litteram.
La vecchia, vecchissima macchina da scrivere elettrica Remington, regalatami da un amico svizzero, con quel font inimitabile. Ci scrissi lettere commerciali per dare una mano a mio fratello. Fu l’iniziazione.
Dopo la Remington arrivò il telex. Una roba modernissima, elettronica, testina ad aghi, uno degli ultimi modelli prima che il telefax mandasse in pensione il telex. Io lo usavo per scrivere delle cose mie.
[…] il giornalino del club di auto d’epoca [il Triumph Club Italia fondato da mio fratello] io lo volevo comunque fare, per cui scovai un software che mi componeva le colonne nel font che volevo io (stampante ad aghi, immaginatevi il risultato), per il resto gran lavoro di forbici e colla, come i fotocompositori veri, e infine fotocopiatura A3 con piega e pinzatura manuale. La mia prima rivista…
Di recente ho citato Maurizio anche nell’intervista di Elisabetta Marsigli uscita il 16 febbraio 2025:
Alle radici della scrittura: note a margine a un’intervista amarcord sul Corriere Adriatico
Non c’erano libri di narrativa a casa mia, ma romanzi difficili, saggi, libri di chimica di mio fratello, libri sulla seconda guerra mondiale e l’enciclopedia Garzanti in 5 volumi. Leggevo di chimica e di aerei e poi sfogliavo l’enciclopedia.
L’enciclopedia di mio fratello è tornata alla grande (insieme agli altri suoi libri, come quelli sugli aerei della Seconda Guerra Mondiale, sua grande passione), non a caso il titolista ne era rimasto a tal punto colpito da titolare il pezzo: “Niente romanzi in casa, mi leggevo l’enciclopedia”.
Nell’editoriale del 2018 che ho citato sopra, scrivevo:
Nel tempo la mia vita personale si è intrecciata a quella professionale, trovandomi a condividere su queste pagine momenti di gioia e momenti di dolore. Come quello per la morte di mia madre nel 1994 e di mio padre nel 1999, o la gioia per la nascita dei miei tre figli nel 2006, nel 2008 e nel 2009.
Ebbene, lo farò anche stavolta, nel primo numero di Auto d’Epoca raggiungibile, quello di Novembre-Dicembre, completando la marcatura del mio percorso familiare. Sarà un numero particolare, perché conterrà anche le centinaia di testimonianze e attestazioni di affetto che stanno arrivando in queste ore da parte dei lettori e di tutto il movimento del motorismo storico, a riprova che Maurizio ha lasciato un segno nella storia dell’editoria automobilistica italiana.
Il numero di Settembre-Ottobre invece è già chiuso, preparato come sempre in anticipo per via del periodo di ferie, e sarà in pubblicazione a fine agosto. Contiene il suo ultimo editoriale, una sorta di testamento professionale.
Maurizio era mio fratello, e ne vado fiero.
Buon viaggio, Maurizio