La Venezia scomparsa di Sasek

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La copertina di Questa è Venezia riedita da Rizzoli nel 2006.

Appena ne avevo intravisto la copertina in libreria, avevo avuto immediata la percezione di aria di famiglia. Mi era bastato poi sfogliarne alcune pagine per fiondarmi alla cassa. Certo, non prima di aver chiesto conferma dell’istintiva scelta alla mia compagna che ha annuito con lo sguardo benevolo del maestro che, compiaciuto, riconosce nell’allievo barlumi di pensiero senziente. D’altra parte non è da tutti avere a portata di mano un’esperta di libri per ragazzi, nonché bibliotecaria…

Era il 2007 o giù di lì. Il libro (illustrato) in questione si intitola Questa è Venezia di M. Sasek, al secolo Miroslav Sasek, architetto di origine ceca, nato a Praga nel 1906 e morto a Zurigo nel 1980, diventato famoso proprio per la fortunatissima serie “This is” (“Questa è”) rivolta ai ragazzi e dedicata ad alcune città e nazioni del mondo, serie per la quale è stato insignito di numerosi premi, tra cui due prestigiosi New York Times Choice of Best Illustrated Books of the Year, nel 1959 per This is London e nel 1960 per This is New York.

Non l’ho detto, ma ormai è chiaro, che Questa è Venezia è un libro scritto e illustrato molti anni fa, 55 per la precisione. Sì, la data della prima pubblicazione risale proprio al 1961, e ciò spiega perché ne sono stato immediatamente attratto: grafica “vintage” (amo le illustrazioni anni Cinquanta e Sessanta, che, chissà perché, tornano di tanto in tanto di moda) e soggetto veneziano (mi pareva di essere tornato indietro nel tempo perché riconoscevo una certa Venezia che oggi non c’è più).

«I loved Venice because Venice is so beautiful!»

Così dichiarò Sasek in un’intervista del 1969, aggiungendo che i libri preferiti della serie erano This Is Edinburgh (1961), This Is Hong Kong (1965) e, per l’appunto, This Is Venice.

Canal Grande visto dal ponte di Rialto.
Canal Grande visto dal ponte di Rialto.

Nella Venezia illustrata da Sasek, architetto, gli edifici e i monumenti occupano uno spazio di primo piano, ma sono pur sempre immersi in un ambiente permeato dalla vita di tutti i giorni. Dunque, niente cartoline oleografiche (e sarebbe stato facile cadere nella trappola, soprattutto visto il soggetto, Venezia, e il target, i bambini) ma un tratto che semplifica la realtà mantenendone il realismo.

La Venezia di Sasek non è soltanto piazza San Marco, Canal Grande, ponte di Rialto e ponte dei Sospiri, chiese e palazzi, campanili e campi, rii e canali, ma anche e soprattutto vaporetti, gondole, chioschi, facchini, motoscafi, ortolani, venditori di cocomeri, mercati, navi passeggeri, matrimoni e funerali, vigili urbani, cibo, squeri, piccioni, turisti e, pure, i cavalli del Lido…

Ma ciò che mi ha stregato sono stati i dettagli. Particolari che indicano con chiarezza come Sasek abbia disegnato dal vivo (e la bella fotografia che ho scovato sul sito della fondazione a lui dedicata lo dimostra).

Ecco il mio personale elenco:

  • I filobus sul ponte della Libertà
  • L’autorimessa comunale di piazzale Roma
  • Le pubblicità (Agip, Brandy Stock, Istituto Nazionale Assicurazioni)
  • Il cartello del servizio pubblico Taxi con tanto di numero di telefono
  • Il distributore di benzina Agip che si affaccia sul canale
  • Il vaporetto n. 65 per piazzale Roma
  • Il motoscafo n. 137 per il Lido
  • La Motonave Altino
  • Il chiosco dei giornali con l’insegna Gazzettino
  • I cartelli con i limiti di velocità e i divieti per le barche
  • La garitta dei vigili urbani sull’orlo dei rii e i relativi semafori
  • Il pontone di attracco di Rialto
  • Lo striscione della mostra “Dalla natura all’Arte” (svoltasi nel 1960) che pende da Palazzo Grassi
  • Lo striscione “XXX Biennale” (sempre svoltasi nel 1960) che pende dal ponte di Rialto
  • Il “ganzèr” (con tanto di cappello e scritta)
  • Il guardiano comunale che porta cibo ai piccioni
  • I “nizioleti” (con i numeri civici di colore rosso su fondo bianco)

Impressionante una annotazione di Sasek che ancora una volta denota un’incredibile attenzione ai dettagli (perché in effetti è proprio come dice):

…tutte le porte hanno un numero, perfino quelle che non sono più porte.

Una doppia pagina è dedicata all’acqua alta (ma la locuzione non viene mai utilizzata) con tanto di passerelle in legno e stivaloni:

Come Venezia ama l’acqua, così l’acqua ama Venezia e periodicamente lo dimostra. I veneziani sono preparati a queste dimostrazioni d’affetto. Ma a volte il mare oltrepassa i limiti.

Acqua alta.
Acqua alta.

La grande acqua alta del 4 novembre 1966, quando Sasek disegnava in città era di là da venire, perciò gli perdoniamo il tuono affettuoso che non credo raccoglierebbe molta simpatia tra i veneziani.

Una caratteristica di grande attualità del libro di Sasek (che a quanto pare si ritrova anche in molti degli altri della serie “This is”) è la sottile ironia nei confronti dei turisti, che già nel 1960 venivano ritratti con l’immancabile macchina fotografica al collo e un abbigliamento, come dire…. da turisti… Indimenticabile la sequenza di disegni relativa alle foto ricordo con i piccioni. Ma anche il sottobosco di figuri che offrono souvenir e paccottiglia varia. Così ne scrive:

Una vostra foto col piccione è un prezioso ricordo. Questi individui vi forniranno gli altri. Li troverete intorno al Palazzo Ducale e intorni alla Loggetta…

Niente di nuovo sotto il sole, dunque. Una cosa diversa però c’è. Una nave passeggeri ormeggiata lungo Riva degli Schiavoni. Una di quelle navi di una volta, grande, sì, ma non troppo, e bella, molto bella, nella sua classica forma di… nave. Altro che i mostri alti come un palazzo di venti piani che sfregiano la città.

Scrive Sasek:

L’acqua fornisce lo scenario al teatro [inteso come scenografie per la Fenice], i cocomeri alle massaie [il fruttivendolo sul mototopo] e i turisti a Venezia.

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Nave passeggeri in riva degli Schiavoni.

L’acqua è un elemento connaturato alla città e appare normale che i turisti vi giungano via mare, come i viaggiatori di un tempo, quando non esisteva il ponte ferroviario o stradale che la collegasse alla terraferma. Oggi la normalità è stravolta.

Tanto per dare un’idea dell’opera di Sasek, questo è l’elenco completo della serie “This is” che consta di ben 18 volumi (la seconda data è quella di ripubblicazione):

  • This is Paris (1959, 2004)
  • This is London (1959, 2004)
  • This is Rome (1960, 2007)
  • This is New York (1960, 2003)
  • This is Edinburgh (1961, 2006)
  • This is Munich (1961)
  • This is Venice (1961, 2005)
  • This is San Francisco (1962, 2003)
  • This is Israel (1962, 2008)
  • This is Cape Canaveral (1963, 2009)
  • This is Ireland (1964, 2005)
  • This is Hong Kong (1965, 2007)
  • This is Greece (1966, 2009)
  • This is Texas (1967, 2006)
  • This is the United Nations (1968)
  • This is Washington, D.C. (1969)
  • This is Australia (1970)
  • This is Historic Britain (1974, 2008)

All’epoca della pubblicazione dal libro era stato tratto un cortometraggio, così come per altri tre (This is New York, This is Israel e This is Ireland). Purtroppo non se ne trova traccia in rete.

Per la cronaca, la prima edizione italiana di Questa è Venezia è stata pubblicata nel 1961 da Fratelli Fabbri Editori, il volume che ho acquistato io è stato riedito nel 2006 da Rizzoli. Immagino che quest’ultimo sia comunque ormai fuori catalogo, ma in qualche buona biblioteca per ragazzi credo sia possibile reperirlo con facilità.

Recentemente, sempre per Rizzoli, è uscito Questo è il mondo. Il grand tour intorno al pianeta di un illustratore d’eccezione, traduzione italiana di This Is The World (2014: A Global Treasury, selections from the “This is” series). Su Venezia non c’è molto, ma è meglio di niente, e comunque è sempre un bel concentrato di Sasek.

In rete ci sono due ottimi posti in cui approfondire l’opera di Sasek: il sito ufficiale della Fondazione Miroslav Sasek e il sito semi-ufficiale di Anne, una che si autodefinisce fan dell’illustratore ceco.

Più ci penso e più ho l’impressione che quell’aria di famiglia di cui parlavo all’inizio somigli molto a un deja-vu, come se quelle illustrazioni io le avessi già viste da qualche altra parte, in qualche altro tempo. Possibile che tanti anni fa mi sia imbattuto nel libro di Sasek?

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